domenica 25 aprile 2010

25 Aprile 2010: BLITZ del Fuxia Block e di Donne in Movimento alla Maratona di Sant'Antonio




Oggi il Fuxia Block e le Donne in Movimento di Padova sono entrate nel percorso della Maratona di Sant'Antonio in prossimità di Prato della Valle, indossando delle pettorine con la scritta "RU 486" e aprendo uno striscione dal titolo "LA NOSTRA LIBERTA' NON HA PREZZO", per lanciare il presidio di domani sotto il Palazzo della Regione Veneto contro le dichiarazioni di Zaia sulla pillola abortiva.
Domani infatti si terrà il primo Consiglio Regionale dopo le inacettabili dichiarazioni del neogovernatore Zaia sulla pillola RU 486 e la sua volontà di non distribuirle negli ospedali veneti.
Con questa azione abbiamo voluto dare un segnale forte e chiaro contro qualsiasi volontà di decidere sui nostri corpi e sulla nostra libertà di scelta: non saranno la Chiesa o i suoi alleati leghisti a ostacolare la nostra autodeterminazione.
Ma domani chiederemo una cosa in più: il taglio immediato dei fondi destinati alle associazioni cattoliche che continuano a operare nelle corsie degli ospedali e che entreranno nei consultori, e l'annullamento dei finanziamenti alle famiglie che iscrivono i propri figli alle scuole paritarie e la redistribuzione dei soldi pubblici ai servizi laici e pubblici.
Contro gli attacchi alla nostra libertà di scelta, la nostra autodeterminazione non ha prezzo!!!

giovedì 8 aprile 2010

ASSEMBLEA PUBBLICA: ZAIA HAI LANCIATO IL SASSO? E NOI RILANCIAMO!

COMUNICATO SULLE DICHIARAZIONI DI ZAIA

ZAIA HAI LANCIATO IL SASSO?
E NOI RILANCIAMO

Non stupisce che, nel giro di una settimana dall’esito bulgaro delle elezioni regionali venete, le polemiche intorno all’annunciato blocco della distribuzione della pillola abortiva ru486 da parte del neo-governatore Zaia siano scivolate nella banale querelle senza sbocchi sulle competenze tra poteri dello stato nell’applicazione di una legge statale (la 194, quella sull’interruzione volontaria di gravidanza).
Non stupisce perché chiaramente il duplice obiettivo della boutade è già stato raggiunto: da un lato l’inchino (meglio: la genuflessione) di dovere al voto cattolico che ha regalato la regione alla lega, con il rituale scambio di cortesie ed effusioni tra potere politico e religioso; dall’altro la riconferma in via di principio della totale adesione alla morale bigotta e imperativa della chiesa cattolica, un’adesione che d’altronde non temeva alcuna smentita, visto che, a tutt’oggi, la penetrazione (mai termine fu più appropriato) economica e politica della chiesa cattolica negli affari pubblici della nostra regione è profondissima e decisamente proficua.
Insomma il sasso è stato lanciato: chi doveva intendere evidentemente ha inteso.
Zaia ha fatto bene a seguire il venerandissimo cardinal Bagnasco, che ha corretto il tiro nell’immediato pre-elezioni precisando che l’approccio politico all’aborto dev’essere considerato alla stessa stregua di quello sul diritto alla casa, al lavoro, all’istruzione: perché qui sta il nodo e in effetti in Veneto è già così che funziona.
In Veneto funziona che la chiesa cattolica ha l’autorità per definire priorità politiche, indirizzi strategici e valori degni di protezione pubblica senza scandalo alcuno di chi rivendica altrove separazioni di carriere e autonomia tra poteri.
Tutto ciò ovviamente porta i suoi apprezzabili risultati terreni: solo nel 2009 la Regione Veneto ha stanziato € 9.500.000,00 a favore delle famiglie (L.R. 1/2001) che mandano i propri figli nella scuola Paritaria, privata, “per contribuire alla parziale copertura della spesa sostenuta” (così dice il sito web della scuola media superiore paritaria Don Bosco di Auronzo, di cui consigliamo la visione ad un pubblico di soli adulti), mentre le Usl Venete hanno deciso di assumere a tempo indeterminato 96 preti come assistenti spirituali, su indicazione dei vescovi e parificati nel trattamento agli infermieri professionali laureati (categoria D) per un esborso annuo di oltre 2 milioni di euro (dal sito di Nicola Atalmi, che ha avuto il merito di provare a mettere in discussione questa scellerata decisione). Totale 11 milioni di euro. Questo è il nuovo welfare.
Ma sbaglierebbe chi pensasse alla chiesa come ad una mastodontica società per azioni finalizzata al mero profitto. I suoi introiti non derivano da affari qualsiasi, o magari anche sì, ma quelli non vengono rivendicati pubblicamente.
Quello che conta politicamente è riaffermare la sua autorità esclusiva ed indiscussa proprio sulla definizione dei valori meritevoli di tutela pubblica: vale a dire, tenere ben saldo il potere sulla vita, la riproduzione e la morte. E questo potere passa simbolicamente e concretamente attraverso la disciplina dei nostri corpi e il diritto di limitare la libertà di scelta di ognuna e ognuno di noi. Di cos’altro ci parlano i preti in corsia in ospedale, il tentativo di far entrare l’integralista movimento per la vita nei consultori pubblici, gli incentivi alle scuole paritarie e le dichiarazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza e la ru486 se non di questo?
Il tributo di Zaia al voto cattolico dichiara urbi et orbi che resteremo in secula seculorum fedeli all’ideologia reazionaria, oscurantista e sessista rappresentata degnamente dalle gerarchie cattoliche. Dalla culla alla tomba verremo disciplinati, educati, informati, curati, accoppiati, sposati e seppelliti dai preti. Ci diranno ciò che è peccato e ciò che è virtù, dove e quando nasce la vita, dove e quando muore la nostra libertà.
Di tutto ciò ha parlato Zaia con sue dichiarazioni etiche sulla ru486, all’indomani della sua elezione. Il primo intervento pubblico in veste di governatore: questo la dice lunga sulle priorità politiche della futura giunta regionale. Priorità che naturalmente non terranno conto dei bisogni reali di migranti, giovani, studenti laici, famiglie precarie, donne libere e tutti coloro che non l’hanno votato. Ma noi ci siamo suo malgrado, e anche con questo l’onorevole Zaia dovrà fare i conti.
Al sasso lanciato noi rilanciamo.
Se il diritto alla vita è questione etica, ed etica significa istanza da finanziare lautamente, allora noi diciamo che il diritto alla vita è diritto ad una vita libera a degna, è il diritto ad avere casa, consultori, scuola, università, libri, laicità, trasporti, amori, figli desiderati, e tutto ciò che autodetermineremo di volta in volta.
Questo significa che l’unica questione etica che ci sembra valevole di interesse pubblico è l’immediata redistribuzione dei soldi che preti e enti cattolici ci stanno rubando.
Vogliamo reddito, agibilità, servizi.
Vogliamo che nelle scuole si torni a parlare di sessualità in modo libero e consapevole.
Vogliamo la moltiplicazione dei consultori, gratuiti e laici.
Vogliamo la distribuzione a tappeto di profilattici, e se non troveremo la ru486 negli ospedali saranno guai.
Si prepari a mettere da parte un bel gruzzolo governatore Zaia. Che la nostra etica ne ha bisogno. E la nostra autodeterminazione non ha prezzo.