martedì 8 marzo 2011

La nostra libertà è la nostra sicurezza


Qualche giorno fa una ragazza è stata violentata all’interno di una Caserma dei carabinieri a Roma. Oggi, in occasione dell’8 marzo un gruppo di studentesse e precarie è andato davanti agli uffici del comando dei carabinieri di Prato della Valle per consegnare una diffida all’Arma perché quanto accaduto non avvenga mai più.
Quest’episodio di violenza ai danni di una donna fermata e costretta all’interno di una gabbia ne segue tanti altri che hanno visto uomini protetti dalla loro divisa, dalla loro autorità, dal loro ruolo abusare di donne costrette dietro le sbarre in carcere, nei CIE e nelle caserme.

L’asimmetria dei rapporti di forza è alla base della violenza di genere e quale asimmetria può essere maggiore di quella tra un uomo in divisa all’interno delle mura della propria caserma e quella di una donna rinchiusa dentro una cella? Ed è ancora più grave se a questo gesto si accompagnano retoriche su poche mele marce o si tenta di dichiarare la ragazza violentata “consenziente”: quale libertà di scelta aveva?
La condanna di quanto accaduto deve essere chiara. Si parla tanto di sicurezza e di forze dell’ordine che la dovrebbero tutelare, ed è sui corpi delle donne che si perpetra la retorica securitaria che porta a militarizzare i centri storici, ad installare telecamere e ha dare libero sfogo alle più becere ordinanze comunali. La ragazza coinvolta in questo episodio di violenza era stata fermata per un piccolo furto in un ipermercato ed anche questo elemento è stato utilizzato nelle prime ore dopo la denuncia dei fatti per mettere lei sotto accusa provando a fare quadrato intorno ai militari coinvolti. È evidentemente inaccettabile che le condizioni di disagio economico, soprattutto alla luce del fatto che queste situazioni si stanno moltiplicando e diffondendo nell’epoca della crisi, vengano utilizzate per giustificare quanto accaduto!
Lo abbiamo detto in piazza più volte, dai palchi del 13 febbraio e dalle strade dell’autunno studentesco: la nostra libertà e la nostra autodeterminazione hanno bisogno di reddito e servizi, hanno bisogno di costruire assieme un nuovo paradigma sociale che nasca dalle nostre esigenze e dai nostri desideri.
La sicurezza che vogliamo non passa per militari e forze dell’ordine, ma per la socialità e la messa in comune dei nostri sogni e bisogni.
La nostra libertà è la nostra sicurezza.