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L’invito da parte del rettore Milanesi di mons. Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in veste di oratore esperto in tema di biotecnologie e bioetica, ci suona come una incredibile provocazione.
Una provocazione che ha a che fare col metodo e col merito dell’incontro “pubblico” organizzato presso la sala dei giganti del Palazzo del Liviano, sede delle aule della Facoltà di Lettere di quella che finora abbiamo considerato l’Università pubblica e laica degli studi di Padova.
Due piani, quello del merito e del metodo, che sono strettamente legati tra loro: si invita uno dei massimi esponenti del Vaticano, addirittura il presidente della Pontificia Accademia pro-Vita, a parlare di un argomento delicato e complesso come quello dell’utilizzo delle cellule staminali e dei trapianti, senza prevedere alcun confronto diretto con i soggetti che vivono e fanno vivere l’università quotidianamente.
Alla faccia della democrazia.
Ma di che ci stupiamo? La verità che monsignore viene a elargire è una verità dogmatica, unica per definizione, e non necessita di alcun contraddittorio con chicchessia. Per questo il metodo – la chiusura degli interventi – è diretta e logica conseguenza di ciò che monsignore reverendissimo rappresenta. E cioè un’istituzione religiosa cattolica.
La materia poi, è di quelle su cui di certo la Pontificia Accademia per la Vita ha molto da dire e poco da discutere. Lo sappiamo già cosa ci dirà Sua Eccellenza Reverendissima sulla questione delle cellule staminali, un banale pretesto per parlare invece dell’argomento preferito dalla Santa Sede: del valore e dell’inviolabilità della vita fin dal suo concepimento. Pare inconcepibile, ma è così:
“Sulla base di una corretta e completa analisi biologica, l'embrione umano vivente è - a partire dalla fusione dei gameti - un soggetto umano con una ben definita identità, il quale incomincia da quel punto il suo proprio coordinato, continuo e graduale sviluppo, tale che in nessuno stadio ulteriore può essere considerato come un semplice accumulo di cellule” (“PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA. Dichiarazione SULLA PRODUZIONE E SULL' USO SCIENTIFICO E TERAPEUTICO DELLE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI UMANE, 25 Agosto 2000)
Eccolo qua il garbuglio che si scioglie come ghiaccio al sole: ci chiedevamo a quale scopo in una facoltà di lettere si proponesse il monologo di un alto prelato su un tema così ostico e tecnico come quello legato alle cellule staminali e i trapianti… ma qui si tratta di pura teologia! Non bastavano le ingerenze sulla fecondazione assistita, sulle convivenze di fatto, sulla libertà sessuale che abbiamo subìto negli ultimi anni: torna dalla finestra la messa in discussione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, all’autodeterminazione sui propri corpi e alla libertà di scelta. La vita inizia dal suo concepimento!
Noi che di vita vera ce ne intendiamo, che amiamo e respiriamo e addirittura abbiamo la pretesa di pensare che il nostro esserci a questo mondo derivi da un atto di volontà e da una scelta consapevole e senziente, abbiamo da dire due cose al Reverendissimo Presidente della Pontificia Accademia pro Vita.
La prima: queste aule non sono state costruite per fare da palcoscenico a comizi o monologhi dogmatici, ideologici, religiosi e fondamentalisti. La sua presenza in questo senso non è del tutto adeguata. Pensiamo che monsignore reverendissimo non avrà alcun problema a trovare sedi più opportune per esprimere il suo pensiero, di cui peraltro sentiamo parlare molto più frequentemente che della nostra amata Costituzione.
La seconda: sul nostro corpo, sui nostri desideri e la libertà di soddisfarli a nostro piacimento nessuno ha diritto parola. Se non noi stessi, naturalmente. Questo fa parte di un’eredità storica fatta di lotte e conquiste: purtroppo indietro nei secoli non si può tornare. Non se ne abbia a male monsignore, la vita – quella vera - va avanti lo stesso….